martedì 29 marzo 2011

"IL SALOTTO DEI VERDURIN" da Alla ricerca del tempo perduto, M.Proust

 Per far parte del "piccolo nucleo", del "piccolo gruppo", del "piccolo clan" dei verdurin, una condizione era sufficiente, ma era altresì necessaria: bisognava aderire tacitamente a un Credo, di cui uno degli articoli stabiliva che il giovane pianista, protetto quell'anno dalla signora Verdurin, la quale diceva di lui:"Mica dovrebbe essere permesso, saper suonare Wagner così!", "subissava" insieme Planté e Rubistein, e che il dottor Cottard aveva occhio clinico più di Potain. Ogni "nuova recluta", a cui i Verdurin non riuscivano a far credere che le serate della gente che non andava da loro erano noiose come la pioggia, si vedeva subito esclusa. E siccome le donne, a tal riguardo, erano più restie degli uomini a rinunciare a ogni curiosità mondana e al desiderio d'informarsi personalmente sull'attrattiva degli altri salotti, e i Verdurin d'altra parte sentivano che quello spirito di libero esame e quel dèmone di frivolezza potevano diventare fatali per contagio all'ortodossia della piccola chiesa, così erano stati indotti a respingere uno dopo l'altro tutti i "fedeli" di sesso femminile.
 A parte la giovane moglie del dottore, quell'anno i "fedeli" femminili erano ridotti quasi esclusivamente (benchè la signora Verdurin fosse una donna virtuosa e di rispettabile famiglia borghese, esageratamente ricca e totalmente oscura, con la quale aveva a poco a poco cessato volontariamente ogni rapporto) a una persona del demi-monde, la signora de Crécy, che la signora chiamava per nome, Odette, e dichiarava essere "un amore", e alla zia del pianista che doveva aver fatto la portinaia; persone ignare del bel mondo, alla cui ingenuità era stato facile far credere che la principessa di Sagan e la duchessa di Guermantes erano costrette a pagare dei disgraziati per avere qualcuno a pranzo, dimodoché all'offerta di farli invitare dalle due gran dame l'ex portinaia e la donnina equivoca avrebbero rifiutato sdegnosamente.
 I Verdurin non  facevano inviti a cena.
 Ognuno aveva da loro "il suo posto a tavola". Per la sera non c'era programma. Il giovane pianista suonava, ma solo se "gli girava",perché nessuno veniva costretto e, come diceva il signor Verdurin, "uno per tutti, tutti per uno". Se il pianista voleva suonare la calvavata della Valchiria o il preludio del Tristano, la signora Verdurin protestava, non già che quella musica le dispiacesse,  anzi, perché le faceva troppa impressione. "Allora ci tenete proprio che mi venga l'emicrania? Lo sapete che succede sempre così, quando lui suona quella roba. So ben io quel che mi aspetta! Domani, quando vorrò alzarmi, buonanotte, sarò distrutta!" Se lui non suonava, si faceva conversazione, e uno degli amici, più spetto il pittore favorito di turno, "buttava lì", come diceva il signor Verdurin, "una grossa scemenza che faceva sganasciare tutti", specialmente la signora Verdurin, alla quale un giorno- tanto era solita prendere alla lettera le espressioni figurate delle emozioni che provava- il dottor Cottard (allora giovane debuttante), dovette rimettere a posto la mascella che si era slogata per aver riso troppo.
 L'abito nero era proibito perchè si era fra "amici", e per non assomigliare ai "noiosi", da cui ci si teneva alla larga come dalla peste: li si invitava solo per le serate di gala, date il più raramente possibile e soltanto se potevano divertire il pittore o far conoscere il musicista. per il resto ci si accontentava di giocare alle sciarade, di cenare in maschera, ma fra intimi, senza mescolare estranei al "piccolo nucleo"
 Ma via via che i "camerati" avevano preso più posto nella vita della signora Verdurin, i noiosi, i reprobi, erano diventati tutto ciò che tratteneva gli amici lontano da lei, ciò che li impediva qualche volta di essere liberi: la madre di uno, la professione di un altro, la casa in campagna o la cattiva salute di un terzo. Se il dottor Cottard riteneva di dover andare via appena alzato da tavola per tornare da un malato in pericolo:"Chissà", diceva la signora Verdurin, "forse gli farà meglio se non andate a disturbarlo stasera: passerà una buona nottata senza di voi, ci andrete domattina presto e lo troverete guarito". Fin dall'inizio di dicembre stava male al pensiero che per Natale e Capodanno i fedeli "staccassero". La zia del pianista esigeva che quel giorno lui andasse a cena in famiglia, dalla madre di lei:
 "Credete che ne morrebbe, vostra madre, esclamò duramente la signora Verdurin, se non cenate con lei a Capodanno, come in provincia!"
 Le sue inquietudini rinascevano in vista della settimana santa:
 "Voi dottore, uno scienziato, un uomo di spirito, naturalmente voi venite il venerdì santo, come un giorno qualsiasi" disse a Cottard il primo anno, in tono sicuro, come non potendo dubitare della risposta. Ma tremava aspettando che la pronunciasse, perchè, se lui non fosse venuto rischiava di trovarsi sola.(...)
 Parimenti, se un "fedele" aveva un amico, o una habituée un flirt, capaci di farli "staccare" qualche volta, i Verdurin che non si spaventavano se una donna aveva un amante, purchè lo avesse a casa loro, lo amasse in loro, e non lo preferisse a loro, dicevano."Ebbene, portatelo, il vostro amico". E lo si assumeva in prova per vedere se fosse capace di non avere segreti per la signora Verdurin, se meritasse di essere aggregato al "piccolo clan". Se non lo era, il fedele che l'aveva presentato veniva preso da parte, e gli si rendeva il servizio di guastare i suoi rapporti con l'amico o l'amante. In caso contrario, il "nuovo" diventava a sua volta un fedele.


1 commento:

nonna peonia ha detto...

che bel brano!