mercoledì 24 agosto 2011

ALBERTINE, Marcel Proust

Le qualità e i difetti che un essere presenta in primo piano sul volto si dispongono secondo una formazione del tutto diversa se l'accostiamo da un altro lato, come in una città i monumenti, disposti in ordine sparso su una sola linea, visti da un'altra prospettiva, si scaglionano in profondità e cambiano le loro relative grandezze. Per cominciare, mi parve che Albertine fosse abbastanza intimidita, anzichè implacabile; mi sembrò più per bene che maleducata, a giudicare dagli epiteti come "ha dei modo equivoci, ha dei modi strani" che affibiò a tutte le ragazze di cui le parlai; infine, aveva come punto focale del viso una tempia piuttosto accesa e poco piacevole a vedersi, e non più lo sguardo singolare a cui avevo sempre ripensato fino allora. Ma era solo una seconda visione, e ce n'erano senza dubbio altre attraverso cui avrei dovuto successivamente passare così, solo dopo aver riconosciuto, non senza esitazioni, gli errori di ottica iniziali, si potrebbe giungere alla conoscenza esatta di un essere, se questa fosse possibile. Ma non lo è; perchè, mentre si rettifica la visione che ne abbiamo, questo, non essendo un obiettivo inerte, cambia per conto suo, si sposta se pensiamo di riafferrarlo, e, quando infine crediamo di vederlo più chiaramente, siamo soltanto riusciti a chiarire le antiche immagini che ne avevamo interiorizzate, ma che non lo rappresentano più. Tuttavia, per quante inevitabili delusioni debba causare, questo passo verso ciò che si è solo intravisto, che si è avuto agio di immaginare, questo passo è il solo che sia sano per i sensi, che vi mantenga vivo il desiderio. Di che tetra noia è improntata la vita di quelli che, per pigrizia o timidezza, si recano direttamente in carrozza da amici che hanno conosciuto senza aver prima fantasticato su di loro, senza mai osare fermarsi lungo il percorso accanto a quel che desiderano!

Proust con amici.


1 commento:

giovanna ha detto...

che splendida descrizione,sembra di conoscerla