Margherita
si scostò i capelli che le ottenebravano l’occhio destro: fu questione di un
istante perché subito il sipario si riabbassò, ma il balenio di quella pupilla
mi trafisse come l’acuta e sottile lama di un pugnale.
Si avviò
decisa verso la porta ma, giunta sulla soglia, si volse:
-
Se
permetti che io respiri – disse a denti stretti – avrai la tua stramaledetta
colazione.
-
Non
ti scomodare – risposi con voce sommessa – ho già fatto colazione.
Disparve, ma
dopo mezz’ora me la trovai davanti : si era ravviata i capelli e i suoi occhi
adesso mi fissavano con tutta la loro intensità. Con orrore il destro e con
disgusto il sinistro.
-
Giovannino
– disse, e la sua voce tradiva lo sforzo sostenuto dalla titolare della voce
stessa per dominarsi – rifacendoti la stanza e il bagno hai voluto forse
dimostrarmi che non hai più bisogno di me?
Scossi il
capo e allargai le braccia:
-
No,
Margherita – le spiegai con dolcezza – Tutti se ne sono andati e siamo rimasti
noi due soli, qui io intendevo semplicemente collaborare con te. Quando
abitavamo a Milano e non potevamo permetterci il lusso di avere una persona di
servizio, io ti ho sempre aiutato. E d’estate, mentre tu eri in villeggiatura,
io mi arrangiavo sempre da solo…
Ebbe uno
scatto felino:
-
Giovannino
– gridò – vuoi forse rinfacciarmi i sacrifici che tu sostenevi per mandarmi a
folleggiare al monte o al mare?
-
No,
Margherita, intendevo soltanto spiegarti che riordinando la mia stanza, pulendo
il bagno o preparandomi la colazione, mi par quasi di ritornare ai bei tempi
della nostra felice giovinezza. Ripetendo gli atti d’allora, io ritrovo i
pensieri di allora…
Uscì e per
mezz’ora non ne ebbi più notizia.
Quando
tornò, aveva la borsa della spesa e mi si piantò davanti aggressiva:
-
Ho
bisogno di quattrini! – disse con malgarbo.
Tolsi di
tasca il portafoglio e glielo porsi:
-
Prendi
il danaro che ti serve – le spiegai – Se non ti basta, ne troverai dell’altro
nel cassetto del mio comodino.
Margherita
respinse sdegnosamente il mio danaro:
-
Io
non sono una donna cui si getta ai piedi una borsa di danaro spiegando : “Ecco,
pagata io l’ho “ Io non sono la Traviata! – scomparve.
Continuai il
mio lavoro in piena tranquillità fino alle dodici e trenta fino cioè al momento
in cui Margherita s’affacciò alla porta del mio studio per comunicarmi con
rancore:
-
Se
permetti che io tiri il fiato ti preparo anche il tuo stramaledetto desinare!
Dieci minuti
dopo riappariva comunicandomi con pari rudezza che, se intendevo lasciar
freddare il desinare per poter poi dire che era immangiabile, avevo sbagliato i
miei calcoli:
-
O
scendi subito o ti porto il mangiare qui, sulla macchina per scrivere.
3 commenti:
Più bello che io abbia mai letto; complimenti, lo so nn centra ma e morto il mio vicino di casa e per questo sono triste.
Scusa se nn sono nell' commento
Mi dispiace molto, Cara...ti sono vicina.
Grazie zia, su di te posso contare
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