mercoledì 4 gennaio 2012

Quella certa età...Giovannino Guareschi, parte seconda.


Margherita si scostò i capelli che le ottenebravano l’occhio destro: fu questione di un istante perché subito il sipario si riabbassò, ma il balenio di quella pupilla mi trafisse come l’acuta e sottile lama di un pugnale.
Si avviò decisa verso la porta ma, giunta sulla soglia, si volse:
-          Se permetti che io respiri – disse a denti stretti – avrai la tua stramaledetta colazione.
-          Non ti scomodare – risposi con voce sommessa – ho già fatto colazione.
Disparve, ma dopo mezz’ora me la trovai davanti : si era ravviata i capelli e i suoi occhi adesso mi fissavano con tutta la loro intensità. Con orrore il destro e con disgusto il sinistro.
-          Giovannino – disse, e la sua voce tradiva lo sforzo sostenuto dalla titolare della voce stessa per dominarsi – rifacendoti la stanza e il bagno hai voluto forse dimostrarmi che non hai più bisogno di me?
Scossi il capo e allargai le braccia:
-          No, Margherita – le spiegai con dolcezza – Tutti se ne sono andati e siamo rimasti noi due soli, qui io intendevo semplicemente collaborare con te. Quando abitavamo a Milano e non potevamo permetterci il lusso di avere una persona di servizio, io ti ho sempre aiutato. E d’estate, mentre tu eri in villeggiatura, io mi arrangiavo sempre da solo…
Ebbe uno scatto felino:
-          Giovannino – gridò – vuoi forse rinfacciarmi i sacrifici che tu sostenevi per mandarmi a folleggiare al monte o al mare?
-          No, Margherita, intendevo soltanto spiegarti che riordinando la mia stanza, pulendo il bagno o preparandomi la colazione, mi par quasi di ritornare ai bei tempi della nostra felice giovinezza. Ripetendo gli atti d’allora, io ritrovo i pensieri di allora…
Uscì e per mezz’ora non ne ebbi più notizia.
Quando tornò, aveva la borsa della spesa e mi si piantò davanti aggressiva:
-          Ho bisogno di quattrini! – disse con malgarbo.
Tolsi di tasca il portafoglio e glielo porsi:
-          Prendi il danaro che ti serve – le spiegai – Se non ti basta, ne troverai dell’altro nel cassetto del mio comodino.
Margherita respinse sdegnosamente il mio danaro:
-          Io non sono una donna cui si getta ai piedi una borsa di danaro spiegando : “Ecco, pagata io l’ho “ Io non sono la Traviata! – scomparve.
Continuai il mio lavoro in piena tranquillità fino alle dodici e trenta fino cioè al momento in cui Margherita s’affacciò alla porta del mio studio per comunicarmi con rancore:
-          Se permetti che io tiri il fiato ti preparo anche il tuo stramaledetto desinare!
Dieci minuti dopo riappariva comunicandomi con pari rudezza che, se intendevo lasciar freddare il desinare per poter poi dire che era immangiabile, avevo sbagliato i miei calcoli:
-          O scendi subito o ti porto il mangiare qui, sulla macchina per scrivere.

3 commenti:

emma 120 ha detto...

Più bello che io abbia mai letto; complimenti, lo so nn centra ma e morto il mio vicino di casa e per questo sono triste.
Scusa se nn sono nell' commento

zia Delina. ha detto...

Mi dispiace molto, Cara...ti sono vicina.

emma 120 ha detto...

Grazie zia, su di te posso contare