Come vedete
io vi ho portato fuori strada, ma l’ho fatto per dimostrarvi, come avevo detto,
che io sono rimasto come scrittore alla terza elementare e perciò non ci si
deve mai aspettare da me una storia originale, con dentro della roba
psicologica e via discorrendo. Io vi racconto soltanto le più banali faccende
che succedono in ogni casa perché, nell’intimità della loro casa, anche i
grandi uomini si comportano come i piccoli uomini come me e anche per i grandi
uomini come per i piccoli il motto da scrivere orgogliosamente sulla loro
bandiera casalinga è identico :”In casa mia comando io e faccio quello che pare
e piace a mia moglie!”.
Se io parlo
dunque di una casa nuova tutti capiscono di che cosa si tratta: a un bel
momento si sente il bisogno di una casa nuova e l’ideale è di poter trovare una
casa da adattare facilmente alle proprie esigenze. Perché l’uomo ha l’abito, il
soprabito e il sopra-soprabito che sarebbe poi la sua casa. E gli indumenti
comprati bell’e fatti vogliono essere ritoccati. Piccolissimi ritocchi, magari
un solo bottone spostato di un centimetro, un’accorciatina di cinque millimetri
alle maniche, un punto in più nelle tasche. Piccolezze, cose insignificanti, ma
senza le quali si indosserebbe l’indumento con disagio.
Trovammo
dunque la casa nuova che era poi una vecchia casa, vecchia, ma perfettamente
funzionante.
-
Con
un paio di giornate di muratore e una secchia di colore si rimette a posto
tutto – decidemmo dopo una rapida ispezione. Poi stanza per stanza studiammo i
piccoli ritocchi necessari, i quali piccoli ritocchi risultarono tanto piccoli
che, arrivati davanti alla scala, Margherita domandò:
-
E
qui cosa facciamo?
-
Lasciamo
la scala, com’è adesso – risposi.
E fu l’unica
cosa che non cambiammo. E la scala fu anche l’unica cosa che rimase sempre
efficiente e in ottimo stato.
Decisi
dunque di andare a fare un sopraluogo alla casa nuova e, sfruttando il fatto
che oltre alla scala anche l’apparecchio telefonico era rimasto efficiente pur
dopo ben quattro mesi di lavori di miglioria generale, dissi a Margherita che,
se nel frattempo mi avessero cercato, mi telefonasse.
E così andai
e, dopo aver ispezionato quelle macerie, tornai a casa ed entrato trovai
Margherita al telefono.
Quando le
passai vicino, tappò con la mano il microfono e mi accostò all’orecchio il
ricevitore.
-
Senti
che roba! – disse concitata.
Ascoltai: si
trattava di una normale interferenza e sentii un brano di conversazione fra una
donna eccitatissima e un uomo molto umile.
Margherita
si riappiccicò il ricevitore all’orecchio. Era indignata.
-
In
casa fa il dittatore e poi senti come si comporta fuori! –esclamò – “Sì, cara,
sì, tesoro…Non ti inquietare, tesoro…
Scusami mia cara…” Non me lo sarei mai aspettato! Bel tipo di ipocrita!
-
Chi?
– mi informai.
Margherita
mi diede un rapido sguardo carico di indignazione.
-
Chi?
Tu,Giovannino!
-
Io?
-
Non
negare! Qui c’è la dimostrazione matematica! Io, dieci minuti fa, ti ho
telefonato alla casa nuova e così mi sono inserita nella conversazione
telefonica che tu avevi appena cominciata!
-
Io?
Ma non ho telefonato a nessuno! – protestai.
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