NO, NON E’ LA GELOSIA…
Decisi di
andare a fare un sopralluogo alla casa nuova e siccome, abbandonato per terra,
tra le macerie della casa nuova c’era un apparecchio telefonico funzionante,
dissi a Margherita: - Se qualcuno mi cercasse, telefonami. – Si parla qui di
macerie della casa nuova non per fare del paradosso, ma perché, in definitiva,
quella che comunemente viene definita la casa nuova è quasi sempre un decrepito
baraccone pieno di polvere e di ragnatele, una gran macchina dannata che
continua a inghiottire quattrini e dà soltanto calcinacci.
Io non
racconto mai cose originali: io sono il modesto e pignolissimo cronista della
vita piccola del mondo piccolo e prendo nota di tutte le minuterie più banali
che succedono in famiglia. La mia carriera di scrittore è cominciata in terza
elementare quando mi assegnarono il tema:”Descrivete la vostra cameretta e la
vostra casa”.Mi trovai a mio agio con quel tema anche perché, non possedendo io
allora una cameretta mia, potei prendere la cosa per il verso giusto:”La mia
cameretta confina a nord col muro, a sud con la ghiacciaia, a est con la
credenza, a ovest con l’armadio delle pentole, in basso col pavimento e in alto
con la mensola del fornello a gas. La mia cameretta ha la forma di un
credenzino situato appunto sotto la mensola del fornello a gas. Alla sera si
apre il credenzino e si tira fuori una rete metallica che, quando è allungata,
confina con la ghiacciaia; sulla rete metallica viene messo un materasso con un
lenzuolo. Poi sul lenzuolo vengo messo io. Siccome il lenzuolo è da letto
matrimoniale, ripiegandolo a un lato mi copre anche nella parte superiore. Poi sul lenzuolo c’è una
coperta di lana, sulla coperta di lana una coperta di cotone a fiori e sulla
coperta a fiori c’è una grossa lastra di marmo perché il letto parte dal
fornello a gas, passa sotto la tavola e arriva fino alla ghiacciaia.
“Il babbo adesso è molto preoccupato perché dice
che divento sempre più alto e così, se continuo a crescere, bisognerà aprire lo
sportello e farmi dormire coi piedi dentro la ghiacciaia.
“Mio
fratello, essendo ancora neonato, dorme nel cassetto in fondo del comò in
camera da letto. Mia mamma dice sempre che se il letto dei miei genitori non
toccasse col davanti l’armadio e se si potesse aprire il cassetto in fondo
all’armadio, mio fratello dormirebbe più comodo. Mio babbo è molto ingegnoso e
siccome il davanti dell’armadio tocca il davanti del letto ha segato per bene
la parte superiore dell’armadio e così possiamo cavare fuori gli abiti
dall’alto.
“ Questa
però non sarebbe la camera da letto,ma il tinello e quindi è un po’ stretta
adesso abbiamo fatto il tinello in corridoio, mentre vi sarebbe nella mia casa
anche una grande camera da letto in comunicazione con una piccola stanzetta che
sarebbe la mia stanzetta, ma quando abbiamo fatto il trasloco mio babbo mise
provvisoriamente tutti i mobili dentro la camera grande riempiendola fino al
soffitto e adesso i mobili non si sa più come tirali fuori e mio babbo vorrebbe
segarne due o tre, ma mia mamma non vuole perché i mobili sono fini e allora
bisognerebbe allargare la parte, ma il padrone non vuole perché dice che
verrebbe giù la casa. Quindi intanto che a mio babbo viene in mente la
soluzione per tirare fuori i mobili la camera grande sarebbe come se non ci
fosse. Idem per la camera piccola comunicante con la grande perché davanti alla
porta c’è capitato il buffet della sala da pranzo e io ci potrei arrivare
attraverso gli interstizi dei mobili, ma bisognerebbe fare un buco nel buffet e
tutti dicono che sarebbe una pazzia.
“Dalle
finestre non si può entrare essendo i cristalli e le tapparelle chiuse da mio
babbo per via che il sole non rovini la vernice del mobilio. E poi
l’appartamento è al quinto piano ed essendo la casa di sei piani, se ci fosse
subito il solaio si potrebbe entrare da un buco superiore ma così è
impossibile. Mio babbo vorrebbe cambiare casa, ma se non trova la soluzione di
tirare fuori i mobili è meglio rimanere dove siamo.
“ Mio babbo
spera che venga il terremoto. Io amo la mia casa.
“Casa mia, casa
mia – per piccina che tu sia – tu mi sembri una badia”.