sabato 19 febbraio 2011

TERZA LETTERA A FANNY BRAWNE

15 luglio 1819
Amore mio,
in questi due o tre giorni sono stato in condizioni di salute così instabili che temevo di non poter scrivere questa settimana.Non che fossi così malato, ma abbastanza da non riuscire a scrivere che una lettera dal tono irritantemente malaticcio. Stasera sto molto meglio soltanto a sentire il languore che mi ha preso dopo che mi avevi toccato con ardore. Dici che forse avresti potuto farmi migliorare: allora mi avresti fatto peggiorare; ora sì che potresti ottenere una guarigione, e quale parcella, mio dolce medico, non ti darei se facessi così?  Non considerarla una sciocchezza se ti tìdico che la scorsa notte mi portai a letto la tua lettera. Al mattino trovai il tuo nome sulla ceralacca cancellato. Fui spaventato dal cattivo auspicio finchè non mi ricordai che la cosa doveva essere accaduta durante i miei sogni, e tu sai che essi si avverano al contrario. Ormai ti sarai accorta che sono un po' incline ad essere di cattivo augurio come il corvo; è una sfortuna questa, non una colpa; deriva dall'andamento generale della mia vita e mi fa sospettare di ogni evento. Comunque non voglio più turbare nè te nè me con tristi Profezie; benchè me ne rallegri, poichè mi hanno dato l'occasione di amare il tuo disinteresse verso di me. Non posso più fare il corvo; tu e il piacere vi impossessate di me nello stesso istante. Temo che tu sia stata poco bene. se attraverso di me la malattia è giunta a toccarti (ma deve averlo fatto con mano leggera) devo essere abbastanza egoista per provarne un po' di gioia. Mi perdonerai? Ho letto recentemente un racconto orientale bellissimo- narra di una città di uomini malinconici,tutti resi tali da queste circostanze. Attraverso una serie di avventure ciascuno di essi a turno raggiunge i giardini del Paradiso dove incontra una donna incantevole;  e proprio mentre sta per abbracciarla, lei lo invita a chiudere gli occhi- lui lo fa, e quando li riapre, si trova ridisceso sulla terra dentro una magica cesta. Il ricordo della Dama e delle delizie irrimediabilmente perdute rende questi uomini melanconici per sempre. Come applicai subito il racconto a te, e come mi batteva forte il cuore, quale fu la certezza che tu eri in questo mondo con me e, sebbene altrettanto bella, non così talismanica come quella Dama; non potrei sopportare che tu fossi tale- devi credermi perchè lo giuro su di te. Non posso dire quando avrò pronto un volume, ho tre o quattro storie finite a metà, ma poichè non sono capace di scrivere al solo scopo di pubblicare, devo lasciarle progredire o riposare secondo l'estro. Forse usciranno verso Natale, ma non sono ancora sicuro se ciò accadrà mai. Poco importa, le poesie oggi sono comuni come i giornali ed io non vedo perchè debba essere un misfatto più grande per me che per altri lasciare che i versi di un cervello semi-implume ruzzolino nelle sale di lettura e nei salotti.
Negli ultimi giorni Rice è stato meglio del solito:non soffre più per la noncuranza dei suoi genitori che da qualche anno lo apprezzano di più di quanto fecero nella sua prima giovinezza, e ora si prodigano per fornirgli ogni comodità. Domani, se nella notte la mia salute continua a migliorare, farò un giro un po' più lungo per la campagna e osserverò le comitive che, come mute di bracchi, vengono da queste parti a caccia del pittoresco. Sono sorprendenti: si divorano il paesaggio come i bambini fanno con i dolci. Lo stupendo Burrone è assai celebre qui: vorrei avere tante ghinee quanti sono i cannocchiali che l'hanno scrutato. Sono stato, e non ne so il motivo, di umore eccellente nell'ultima ora. Perchè mai, se devo prendere la mia candela, ritirarmi in una camera solitaria, addormentarmi senza il pensiero di rivederti domattina? O dopodomani, o il giorno dopo ancora- la cosa assume un aspetto di impossibilità e di eternità-o il prossimo mese: voglio dire che ti vedrò entro un mese al massimo, anche se nessuno eccetto tu stessa dovesse vedermi; non fosse che per un'ora. Non mi piacerebbe essere così vicino a te a Londra, senza stare continuamente con te; dopo averti baciata una volta, preferirei, mia dolcezza, essere qui solo col mio lavoro che non in mezzo al trambusto e agki odiosi cicalecci letterari. Nel frattempo devi scrivermi-come farò io ogni settimana-le tue lettere mi danno vita. non so dirti,dolce Fanciulla,il mio amore. Buona notte!
Sempre tuo
John Keats


2 commenti:

zia Delina. ha detto...

...easy...

nonna peonia ha detto...

l'amore elegante