giovedì 21 febbraio 2013

Il baule delle stagioni.

Se la natura fosse una signora mortale
Che ha così poco tempo
Per riempire il suo baule e sistemare
Il grande cambio di stagione -
Quanto rapide, quanto gravose -
Quali urgenze vi sarebbero -
Ma la natura sarà sollecita
E avrà un'ora d'avanzo.
Per fare più bella qualche inezia
Che era già bella prima -
Ammaliante nel restare,
E ancor più nel partire.

emily dickinson


venerdì 8 febbraio 2013

Da "Illusioni perdute" di Balzac - Gli invitati alla festa di Madame de Bargeton.-quarta parte.

Tra le figure che approdarono nel salotto, una delle più originali fu il conte di Sénonches, che rispondeva all'aristocratico nome di Jacques, gran cacciatore, altero, ossuto, dal volto abbronzato, cordiale come un orso, diffidente come un veneziano, geloso come un moro, che viveva in ottima armonia con monsieur du Hautoy, ovverossia Francis,l'amico di famiglia.
Madame de Sénonches ( Zéphirine) era alta e bella, ma già tutta chiazzata di couperose a causa di certi accessi di collera che la facevano passare per una donna esigente. La vita sottile, le proporzioni delicate le consentivano di assumere pose languide, che sapevano di affettazione, ma esprimevano la passione e i capricci sempre soddisfatti di una donna che si sa amata.
Francis era uomo piuttosto distinto, che aveva lasciato il consolato di Valencia e le sue speranze nella diplomazia per venirsene a vivere ad Angouleme accanto a Zéphirine, altromenti detta Zizine. L'ex console si prendeva cura della casa, educava i bambini, insegnava loro le lingue straniere, e si occupava della fortuna del conte e della contessa di Sénonches con dedizione totale. L'Angouleme nobile, l'Angouleme amministrativa, l'Angouleme borghese avevano lungamente spettegolato su quel matrimonio a tre; ma, con il passare del tempo, questo mistero di trinità coniugale apparve così raro e così bello che monsieur du Hautoy sarebbe parso terribilmente immorale se solo avesse accennato a sposarsi. D'altronde, si cominciavano a sospettare inquietanti misteri dietro l'eccessivo attaccamento di madame de Sénonches per una sua figlioccia, mademoiselle de La Haye, che le faceva da damigella di compagnia; e, a dispetto dell'evidenza opposta dalle date, si trovavano impressionanti somiglianze tra Francoise de La Haye e Francis du Hautoy. Quando Jacques andava a caccia nei dintorni, tutti gli domandavano notizie di Francis, e lui raccontava le piccole indisposizioni del suo intendente volontario dandogli la precedenza sulla moglie. Questa cecità appariva così singolare in un uomo geloso che i suoi migliori amici si divertivano a farla conoscere in giro e ne parlavano a chiunque ignorasse il mistero per farlo divertire. Monsieur du Hautoy era un dandy lezioso le cui piccole cure personali erano ormai affettate e puerili. Si preoccupava della propria tosse, del sonno, della digestione e di quel che mangiava. Zéphirine aveva ridotto il suo factotum a comportarsi da malato: lo imbottiva, lo imbacuccava, lo rimpinzava di medicine, lo gonfiava di bocconcini scelti come fosse il cagnolino maltese prediletto di una marchesa; gli imponeva o gli proibiva questo o quell'alimento; ricamava per lui panciotti, punte di cravatte e fazzoletti; aveva finito con l'abituarlo a indossare cose così graziose da trasformarlo in una specie di idolo giapponese. Sulla loro intesa comunque non ci si poteva ingannare:Zizine guardava Francis di continuo e Francis sembrava cogliere le proprie idee negli occhi di Zizine. Biasimavano o sorridevano insieme, e avevano l'aria di consultarsi anche solo per dire buongiorno.



martedì 5 febbraio 2013

Da "Illusioni perdute" di Balzac - Gli invitati alla festa di Madame de Bargeton.-terza parte.

Dopo questa coppia, arrivò monsieur de Bartas, di nome Adrien, quello che cantava le arie da basso e aveva immense pretese musicali. L'amor proprio lo aveva inchiodato al solfeggio: aveva iniziato con l'ammirarsi da solo quando cantava, poi si era messo a parlare di musica, e aveva finito con l'occuparsene in maniera esclusiva. L'arte musicale era diventata in lui una sorta di monomania; si animava soltanto parlando di musica, e, nel corso di una serata, pativa le pene dell'inferno finchè qualcuno non lo pregava di cantare. Dopo aver muggito una delle sue arie, incominciava a vivere: si pavoneggiava, si drizzava sui tacchi ricevendo i complimenti, faceva il modesto, ma passava da un gruppo all'altro per raccogliervi elogi; poi, quando tutto era stato detto, tornava alla musica avviando una discussione sulle difficoltà dell'aria che aveva cantato o sulla grandezza del compositore. 
Monsieur de Bartas era accompagnato da Alexandre de Brebian, l'eroe del nero di seppia, il disegnatore che infestava le camere degli amici con produzioni strampalate e rovinava tutti gli album del dipartimento. Ciascuno dei due dava il braccio alla moglie dell'altro. A detta della cronaca scandalistica, lo scambio avveniva su tutti i fronti. Le due signore, Lolotte (Charlotte de Brebian) e Fifine(Josephine de Bartas), entrambe concentrate su un fichu, una guarnizione, l'assortimento di colori eterogenei, erano divorate dal desiderio di sembrare parigine, e non si occupavano delle loro case, dove tutto andava a rotoli. Se le due donne, fasciate come bambole in abiti confezionati in economia, si presentavano con addosso un'esposizione di colori oltraggiosamente bizzarri, i mariti, nella loro qualità di artisti, si permettevano una trascuratezza provinciale che li rendeva strambi a vedersi. Gli abiti stazzonati li facevano assomigliare a quelle comparse che nel teatro popolare rappresentano l'alta società invitata a nozze.